Una nuova riflessione tra architettura e fotografia che ci porta a guardare ‘oltre’
I risultati di quasi due anni di studio e ricerca si sono tradotti in due nuovi progetti che Lia
Stein presenta al MIA Fair 2021, la più importante fiera italiana dedicata alla fotografia, in
programma dal 7 al 10 ottobre al Superstudio Maxi di Milano: due percorsi che regalano
allo spettatore un’inedita e sorprendente chiave lettura del rapporto tra fotografia e
architettura, tema portante di tutte le opere della Photoartist milanese e di gran parte della
sua produzione creativa.
Lia Stein sulla presenza della geometricità nella realtà ha costruito una parte importante
della sua produzione creativa approfondendo con maestria il rapporto che la lega alla
fotografia di architettura di cui ha messo in discussione alcuni elementi come la precisione
descrittiva e la completezza dell’insieme. In “Logica della Metamorfosi”, la più recente
delle ricerche svolte in questo campo, l’obiettivo serve per entrare nel profondo della
realtà, negarla nella sua apparenza ma esaltarla nella sua essenzialità. Nascono così queste
opere concepite non come dittici (cosa che implicherebbe una sequenza temporale a
legare le due immagini) ma come doppia faccia specchiante della stessa realtà
contemporanea che non si muove nel tempo ma nello spazio. Gli spostamenti degli angoli
di visuale e l’esaltazione delle prospettive inducono a ritrovare nelle immagini un incontro
di forme definite dal saettare di linee che le compongono giocando sui pieni e sui vuoti,
sui contrasti fra bianconero e colore, sulle linee acuminate e sulla morbidezza di quelle
curve.
Concettualmente parlando la fotografia è un ritaglio di realtà rubato allo scorrere del
tempo, un qui ed ora definito fra il passato e il futuro. Tutto ciò è ribadito dalla nostra
abitudine a inserire lì immagine in una cornice dimenticando che si tratta di una
convenzione: per superarla si può eliminarla e far emergere la sola immagine oppure
includerla considerandola come parte essenziale dell’insieme dell’opera.
Lia Stein si muove in questa seconda direzione con “No Border”, progetto che apre diverse
prospettive anche cromatiche ora immergendo le fotografie nel chiarore della luce, ora
facendole dialogare come le ombre. Anteponendo già in fase di ripresa l’importanza dei
dettagli alla visione d’assieme, ottiene un’immagine che nasce in con la cornice
appositamente costruita per renderla parte integrante del risultato finale le cui forme
insolite sono frutto di una prospettiva diversa con cui la realtà viene osservata perché basta
spostare lo sguardo per creare differenti linee di fuga e trasformare un quadrato o un
rettangolo in un trapezio. Non è dunque la realtà a cambiare ma il nostro sguardo a
modificarla. Le opere di Lia Stein acquistano una forte connotazione tridimensionale e, se
vogliamo trovare una loro definizione, potremmo chiamarle sculture fotografiche perché
ogni cornice è stata pensata solo per l’immagine con cui è stata progettata e ogni fotografia
vive solo in rapporto con la “sua” cornice.
Accanto ai nuovi lavori trovano spazio opere già esposte a manifestazioni e mostre in Italia
e all’estero appartenenti a: “Forme Sospese” e Geometrie Cromatiche”, progetti che
rappresentano percorsi in cui l’artista invita a ispezionare la realtà che si estende oltre
l’immediatezza per svelarci inaspettate sfumature dei dettagli architettonici astratti dallo
spazio fisico in cui siamo quotidianamente immersi. Una foto di Geometrie Cromatiche è
entrata a far parte dell’Archivio Fotografico Fondazione 3M.