“Chiunque vada a Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza” – scriveva Carlo Levi. A questo grande scrittore bastano appena tre aggettivi per togliere al termine “bellezza” quel tono generico e superficiale che spesso l’accompagna. Ma, priva di parole, la fotografia come può raccontare i Sassi di Matera senza tradire la profondità della loro bellezza e della loro storia millenaria? Ora la città dei “Sassi” non è più il simbolo del tracollo dell’economia agraria del Sud, quel luogo della miseria che aveva colpito Levi negli anni Quaranta. Oggi il pericolo che la città corre non è più quello di essere considerata un luogo di vergogna, ma se mai quello di venire vista come un’inerte meraviglia da spendere nel fiorente mercato del turismo.
Dunque, come mostrarne la bellezza evitando di rappresentarla come una Disneyland di pietra? Lia Stein, consapevole di questi problemi, non crea accattivanti immagini da cartolina, ma si avvicina alla materia delle pietre calcaree e porose, in cui sono scavati labirinti di abitazioni, canalizzazioni, cisterne, chiese rupestri e monasteri risalenti agli esordi del cristianesimo. Le sue sono immagini volutamente dirette, precise e al contempo evocative, capaci di cogliere le tracce degli antichi abitanti e quelle più discrete di quanti oggi, avendo casa nei Sassi, mantengono viva la sua vocazione di luogo aspro ma ospitale, scabro e tuttavia accogliente. Sono immagini, quelle di Lia Stein, che sanno ascoltare il silenzio delle terra e soprattutto accogliere la densità materica dei Sassi.
Grazie a una stampa dove la grana stessa della carta si fa porosa, rugosa, queste fotografie non si limitano a rappresentare di lontano la granulosità delle pietre, ma la assimilano, la fanno propria, così da restituircene tutta la loro ruvida essenza materica, quella strana, ghiaiosa friabilità, che rende così particolare, anzi unica, la consistenza rocciosa dei Sassi. Certo le fotografie di Lia Stein sanno porsi in ascolto del passato, ma nello stesso tempo – ed è questa un’altra importante peculiarità del suo lavoro – sono attente a quei segni della contemporaneità che ci parlano di un attuale ripopolamento dei Sassi, di un reinsediamento capace di rispettarne la storia, senza snaturamenti e stravolgimenti.
Gigliola Foschi