Pianeta Terra
Fotografie tiratura limitata stampa fine art
Esposte:
– MIA 2017 PIANETA TERRA#2 è stata selezionata da BNL per “A curator’s guide”
– Affordable Art Fair 2017 Milano il progetto è stato segnalato sulla rivista ARTRIBUNE
– PHOTOFESTIVAL 2018 Milano _BIBLIOTECA SORMANI
– WOPART Work on paper 2018 Lugano
Ogni volta che l’uomo si confronta con la natura e ne viene affascinato, sente la necessità interiore di trasmettere ad altri la sua capacità di meravigliarsi del mondo. Lo ha fatto nel tempo con la pittura e continua a farlo con la fotografia sempre chiedendosi fino a che punto la dimensione artistica sappia riflettere in ciò che osserva i suoi sentimenti più profondi o sia più semplicemente capace di rappresentarlo. Ma ci sono ricerche come quella realizzata con grande perizia da Lia Stein in cui la riflessione si sposta su un altro piano perché le sue immagini non possono essere semplicemente osservate ma per essere apprezzate richiedono una particolare attenzione. L’autrice ci pone di fronte a fotografie cariche di uno strano senso del mistero: ciò è dovuto alla ripresa frontale che isola il soggetto dal suo contesto e lo trasforma in una grandiosa area all’interno della quale l’insieme e i particolari perdono il senso delle loro dimensioni come se si librassero nello spazio. La luce scivola sulle superfici su cui si aprono quelle che sembrano ferite; il bianco, il nero, l’ocra, il grigio si inseguono creando venature così insolite che forse potrebbero abitare altri mondi lontani dal nostro pianeta e per questo essere ancora più affascinanti. Ma è dalle linee nette delle fenditure create, lo si intuisce, da una macchina capace di tagliare, levigare, segare, che si comprende di essere di fronte alle pareti di una cava. Chi pensa che il mondo minerale sia inanimato qui trova innumerevoli prove del contrario: le intrusioni, le ossidazioni, i cromatismi conservano le tracce di antichissimi sommovimenti, di formidabili compressioni, di straordinari e spaventosi spostamenti di masse avvenuti forse quando ancora l’uomo non abitava la terra che ora osserva, modifica, trasforma. Quello che la fotografia ci consegna – suggerisce Lia Stein – non è un momento statico della natura ma solo la sottolineatura di un paesaggio che sappiamo destinato a cambiare rapidamente non appena altri tagli, altri interventi, altri scavi creeranno diverse pareti, differenti superfici, ulteriori tracce da inseguire. Magari per trovare, nascosto e riparato in un anfratto dove chissà come si è sviluppato, un arbusto verde brillante che sembra affacciarsi nel vuoto come a voler ribadire la vitalità di una natura in continuo divenire ma che nell’immagine trova un momento di identità. Osservando con attenzione queste fotografie, infatti, scopriamo particolari, inseguiamo tracce, cogliamo atmosfere che di primo acchito ci erano sfuggite e ora invece ci aiutano ad assaporare il gusto della scoperta. Il che, a ben pensarci, è una bellissima metafora della vita.
Roberto Mutti